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canto e disincanto

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Felice

 

la colpa

 

dell' incolpevole

 

Stupito

 

lo stupore

 

dell' amorevole

 

e sentimentalmente legato

 

lodevolmente avvinghiato

 

prigioniero

 

autoctono o straniero

 

nei meandri

 

o nel labirinto

 

dell' attrazione fatale

 

verso persona o cosa

 

E ugualmente vale

 

il dono, la rosa,

 

la missiva o l' anello,

 

tutto corre o concorre

 

per superare il cancello

 

del decoro o della decenza

 

e passare, incautamente

 

nel giadino dell' incoscienza

 

ove non il sapere

 

o la scienza

 

hanno il potere

 

ma domina incontrastata

 

la consapevolezza dirimente

 

che singolarmente

 

non abbiamo

 

udito

 

e capito

 

(degli altri)

 

quasi niente

 

 

 

 

 

 

 

 Cristiana Fischer - 12/02/2013 18:47:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

mi intriga molto la ricorrenza delle rime, la ripetizione, il ritmo scorrevole, la chiusura come ritorno all’origine del testo (perchè li pratico anch’io) ;-))

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